sabato 1 ottobre 2011

Mondo senza fine: il priorato di Kingsbridge 200 anni dopo

A fine maggio avevo scritto un post sul libro I pilastri della terra di Ken Follett. Il libro mi era piaciuto talmente tanto che non ho potuto fare a meno di leggere il seguito, Mondo senza fine, scritto sempre da Ken Follett nel 2007, quasi 30 anni dopo il primo. In realtà il libro è correlato al primo solamente per l'ambientazione - Kingsbridge, località immaginaria collocata nella zona sud dell'Inghilterra - e per il fatto che alcuni dei protagonisti discendono dai protagonisti del primo libro. E per la lunghezza, quasi 1400 pagine! Per il resto le vicende narrate nei due libri sono totalmente indipendenti tra loro. 

Gli avvenimenti di Mondo senza fine si collocano temporalmente circa due secoli dopo quelli di I pilastri della terra. Il libro ti trasporta nel XIV secolo, ai tempi della guerra dei cent'anni tra Inghilterra e Francia con riferimenti storici sempre puntuali. E' facile affezionarsi ai personaggi della vicenda. Sono ben caratterizzati e, come negli altri libri dell'autore, anche il "buono" non è esente da difetti. Forse è proprio per questo che ci si affeziona: li sentiamo più simili a noi. A tal proposito mi è capitato di leggere in rete questa frase a riguardo:
"Alla fine del libro i personaggi sono come vecchi amici che si salutano con dispiacere."

Le vicende sono legate al priorato di Kingsbridge, dove si avvicenderanno nell'arco di quasi mezzo secolo 3 priori: Anthony, Godwin e Philemon. Al contrario di Philip, saggio priore protagonista del primo libro, i 3 sono spinti più da interessi personali che dal bene della collettività e giustificano le loro azioni egoistiche raccontando al popolo che queste sono compiute per volere di Dio. 
E così veniva costruito il palazzo del priore per volere di Dio. Il priore rubava i soldi alle suore perché era Dio che lo voleva.  Quando la peste nera si presentava in tutta la sua crudeltà, il priore con i suoi monaci, che a quell'epoca facevano anche le veci di medici, per paura del contagio scappavano dalla città. Sempre per volere di Dio. E sarebbero ritornati quando la situazione si sarebbe ristabilizzata. Perché Dio li rivoleva lì, ad occupare il palazzo costruito con i soldi delle suore.
"Mi sento ribollire il sangue. Sta distorcendo completamente la realtà!"
Nell'arco del libro anche i cittadini stessi di Kingsbridge cominceranno così a dubitare dei loro capi spirituali
“Non mi fido mai di chi proclama la propria moralità dal pulpito. Quei tipi dai sani principi riescono sempre a trovare una scusa per infrangere le loro stesse regole. Preferisco fare affari con un peccatore comune, il quale sa che, a lungo andare, probabilmente torna a suo vantaggio dire la verità e mantenere le promesse. Di solito uno così non cambia idea.”
e si ribelleranno chiedendo l'autonomia della città in maniera tale da non dover più sottostare alle leggi del priorato. E la otterranno. 

Inglorioso il confronto tra Philip, protagonista di I pilastri della terra, ed i 3 priori protagonisti di questo libro. Rimanendo sempre vicino alla gente con umiltà e scelte oculate, il primo aveva fatto sì che Kingsbridge crescesse nel nome di Dio e divenisse uno dei più importanti centri d'Inghilterra. E nella storia sarà per sempre ricordato dal popolo come "il grande priore Philip". I secondi invece saranno ricordati come coloro che hanno costruito il palazzo del priore e poi sono scappati codardamente alle prime difficoltà. Secondo loro, sempre nel nome di Dio.
"Rilassati. Dio conosce la verità, e anche la gente."

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