martedì 27 dicembre 2011

Il grande dittatore (1940)

Alcuni film sono sconvolgenti se si pensa all'anno in cui sono stati creati. "Il grande dittatore" è un film di e con Charlie Chaplin uscito nelle sale americane nel 1940, quando la seconda guerra mondiale era appena iniziata. Ho sottolineato sale americane perché in gran parte di quelle europee uscirà dopo la fine dell'orrendo conflitto. E' la storia di Hinkey, dittatore di Tomania (fortemente ispirato ad Hitler) e di un barbiere ebreo incredibilmente somigliante al dittatore.
"Qualsiasi somiglianza tra il dittatore Hynkel e il barbiere ebreo è puramente casuale."
Protagonista del film anche Napoloni, dittatore di Batalia (fortemente ispirato a Mussolini). E' una commedia che fa ridere, ma soprattutto fa riflettere. Prendendo in giro i 2 dittatori condanna apertamente i totalitarismi. Punto chiave del film è sicuramente il finale dove, per una serie di coincidenze, il barbiere ebreo, per salvare la propria vita, si troverà a sostituire il dittatore Hinkey nel suo discorso dopo la conquista dell'Ostria (parodia dell'Austria). E' con queste parole che viene introdotto dal ministro dell'Interno Garbitsch,
"Oggi democrazia, libertà ed uguaglianza sono parole inconcepibili. Nessuna nazione può progredire con tali idee. Esse sono di intralcio all'azione quindi onestamente le aboliamo. In futuro ognuno cederà agli interessi dello Stato in assoluta obbedienza e guai a quanti rifiutano. A tutti gli ebrei a agli altri non ariani verranno tolti i diritti di cittadinanza. Si tratta di esseri inferiori e pertanto nemici dello Stato. E' dovere di ogni buon ariano odiarli e disprezzarli. Da oggi in poi questa nazione farà parte dell'impero Tomanico e il popolo di questa nazione obbedirà alle leggi imposte dal nostro grande condottiero: il dittatore di Tomania, il conquistatore dell'Ostria, il futuro imperatore del mondo!"
ma il barbiere ebreo è una persona semplice e non è proprio in grado di fare un discorso di conquista. Ne esce invece un monologo di 5 minuti pieno di speranza, dal quale estrapolo la parte iniziale:
"Mi dispiace, ma io non voglio fare l'Imperatore: non è il mio mestiere; non voglio governare né conquistare nessuno. Vorrei aiutare tutti, se possibile: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Tutti noi esseri umani dovremmo aiutarci sempre, dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo, non odiarci e disprezzarci l'un l'altro. In questo mondo c'è posto per tutti. La natura è ricca, è sufficiente per tutti noi; la vita può essere felice e magnifica, ma noi lo abbiamo dimenticato. L'avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha precipitato il mondo nell'odio, ci ha condotti a passo d'oca fra le cose più abbiette. Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi. La macchina dell'abbondanza ci ha dato povertà; la scienza ci ha trasformato in cinici; l'avidità ci ha resi duri e cattivi; pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che macchinari, ci serve umanità; più che abilità, ci serve bontà e gentilezza. Senza queste qualità la vita è violenza e tutto è perduto. L'aviazione e la radio hanno riavvicinato le genti; la natura stessa di queste invenzioni reclama la bontà nell'uomo, reclama la fratellanza universale, l'unione dell'umanità. Perfino ora la mia voce raggiunge milioni di persone nel mondo, milioni di uomini, donne e bambini disperati, vittime di un sistema che impone agli uomini di torturare e imprigionare gente innocente. A coloro che mi odono, io dico: non disperate! L'avidità che ci comanda è solamente un male passeggero, l'amarezza di uomini che temono le vie del progresso umano. L'odio degli uomini scompare insieme ai dittatori e il potere che hanno tolto al popolo ritornerà al popolo e, qualsiasi mezzo usino, la libertà non può essere soppressa."
Film coraggioso, decisamente coraggioso. Dei film di quegli anni (o almeno di quei pochi che mi è capitato di vedere) ho sempre apprezzato la presa di posizione netta da parte dei registi. E la esponevano in maniera semplice e lineare. Così che tutti potessero capirla senza la minima possibilità di equivoci.
A guardare il film adesso nessuno potrebbe pensare che possa essere del 1940 (o anche prima, visto che 1940 è l'anno di uscita). Non solo come concetti, anche come eventi narrati. Si sente proprio il profumo della veggenza. 
Sembra il classico film storico, ma non è così: è un film sul presente di allora. 
E che forse, ad ascoltare il discorso finale, non pare neanche così lontano da quello attuale.

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