venerdì 16 settembre 2011

Il caso K2, calunniati e calunniatori

Qualche mese fa, durante una tranquilla escursione in montagna, una delle prime della mia vita, ho avuto modo di ascoltare il racconto della spedizione italiana del 1954 dove venne conquistato per la prima volta nella storia il K2 dagli italiani Achille Compagnoni e Lino Lacedelli. I due sono entrati di diritto nella storia per questa impresa. 

Ma, come capita spesso nelle imprese memorabili, intorno agli eroi c'erano sempre persone che lavoravano nell'ombra senza le quali la missione non sarebbe mai stata possibile. Si trattava degli altri componenti della spedizione, una trentina in tutto, che hanno messo i due alpinisti nelle condizioni di raggiungere la vetta. 
E mai come quella volta, uno di quelli che fece il lavoro "sporco" diventò anche più famoso dei protagonisti assoluti. Si trattava di Walter Bonatti, scomparso recentemente. Era colui che, insieme al pakistano Amir Mahdi, doveva portare le bombole d'ossigeno a Compagnoni e Lacedelli all'ultimo campo, il nono, dal quale questi ultimi sarebbero partiti alla volta della vetta.

Bonatti e Mahdi non riuscirono ad arrivare al nono campo a 8000 metri circa e dovettero bivaccare senza tenda alcune decine di metri più in basso.
"Quella notte sul K2, tra il 30 e il 31 luglio 1954, io dovevo morire. Il fatto che sia invece sopravvissuto è dipeso soltanto da me... "
In ogni caso, in qualche modo riuscirono a comunicare con Compagnoni e Lacedelli e prima di riscendere verso l'ottavo campo concordarono il posto dove lasciare le bombole. Il 31 luglio quindi Compagnoni e Lacedelli presero le bombole e come è noto riuscirono ad arrivare in vetta. 
Suo malgrado, Bonatti ottenne la notorietà a causa delle calunnie ricevute da Compagnoni e Lacedelli. Infatti i due accusarono Bonatti di aver volontariamente bivaccato per poter poi raggiungere lui stesso la vetta con l'ossigeno a disposizione, di aver utilizzato una parte dell'ossigeno durante il bivacco e di aver abbandonato Mahdi in difficoltà. Secondo loro, tutto ciò li costrinse a fare gli ultimi 200 metri senza ossigeno rischiando la riuscita della missione.

Bonatti, di fronte a tutto ciò, non si diede per vinto. Difese in tutti i modi la propria estraneità alle accuse a lui rivolte e negli anni a venire tutta la verità venne a galla. Ottenne notorietà ancora maggiore quando il CAI, 50 anni dopo, dichiarava ufficialmente che quelle di Compagnoni e Lacedelli erano state tutte falsità. Infatti, Bonatti non avrebbe potuto utilizzare l'ossigeno perché non aveva l'erogatore, Mahdi era tornato per primo all'ottavo campo quindi non era stato Bonatti ad abbandonarlo semmai il contrario e soprattutto delle foto, scattate in vetta e mai pubblicate in Italia, ritraevano Compagnoni e Lacedelli con la mascherina sul viso e le bombole in spalla (dettagli).
"Fatti come questo segnano indelebilmente l’anima di un ragazzo e ne scuotono l’assetto spirituale, ancora acerbo."
La grinta e la caparbietà di Bonatti vennero quindi premiate e la sua memoria non verrà mai offuscata da quei fatti anzi, tutto ciò contribuì ulteriormente a mitizzarlo. La sua storia deve essere da esempio per tutti coloro, calunniati ingiustamente, affinché non perdano mai la forza di combattere per i loro diritti. Certo è che queste storie segneranno per sempre la vita di una persona.
"Non m'interessa parlare della notte che cambiò la vita, che ha reso il mio carattere per sempre sospettoso e diffidente. Avevo visto la durezza della guerra. Il giorno prima con i miei amici, partigiani, giocavamo a calcio, il giorno dopo erano nella chiesetta, cadaveri, sfigurati in viso dagli scarponi chiodati. Ho visto la fucilazione dei gerarchi fascisti, ero a piazzale Loreto quando appesero Mussolini a testa in giù come un maiale, sapevo cos'era la cattiveria, ma ignoravo l'infamia."
E quello che mi chiedo io è: in questa impresa così storica, pregna di significati per il nostro paese di quel periodo, come hanno potuto Compagnoni e Lacedelli fare questo gesto di vigliaccheria? Per carità, senza prove così macroscopiche, la verità sarebbe potuta rimanere sul K2 ma, in ogni caso, come potevano continuare a vivere con questo enorme senso di colpa? Eppure l'hanno fatto. E' stato appurato che i due hanno volutamente calunniato una persona che ha enormemente contribuito, e loro lo sapevano, alla loro storica conquista. Ma hanno continuato per anni a negare la verità. Perdendoci la faccia.
"La puzza del K2 la lascio a voi, io preferisco respirare."
Io penso che questa storia debba essere un insegnamento per tutti. Per chi sa di calunniare ingiustamente un'altra persona, la verità prima o poi verrà a galla, e da quella il calunniato ne uscirà più forte di prima. E per tutti quelli che vengono calunniati ingiustamente, non perdere mai la grinta di combattere per la propria dignità.

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