lunedì 14 febbraio 2011

Il ciclone

Nel 1996 era uscito il secondo film di Pieraccioni. Il ciclone. Un successo clamoroso e inaspettato. A me era piaciuto talmente tanto che, per quante volte l'avevo rivisto, mi ero imparato a memoria tutto il monologo iniziale di Levante:
"Questo motorino serie Lux immatricolato 1979, è l'orgoglio della mia vita. Mai un colpo di tosse, un filo di ruggine, una sbandata fuori posto, niente. Un santo! E pensare che di motivi per lasciassi andare a ferro vecchio, e' ce n'avrebbe avuti parecchi. Quando..." 
E ogni volta che lo rivedevo morivo dal ridere. Una droga. E poi, sarà stato anche il periodo adolescenziale, mi ero rispecchiato parecchio nell'accostamento tra amore e ciclone, e ad ogni modo,  tuttora non lo rinnego. Il fatto che te lo devi prendere così com'è. Il fatto che è inaspettato. Il fatto che quando arriva non ci puoi fare niente. Il fatto che si porta via con se tante cose alle quali tenevi. Il fatto che non sarà mai più come prima. Il fatto che è lui a decidere. 
"...Insomma, il mio motorino un volea morire, 'un gli facea paura nulla e l'è sempre andaho 'n culo a tutti. Ma il ciclone che soffiò nell'estate del '96, e' portò via anche lui. Sì, perché il ciclone, quando arriva, non è che t'avverte. Passa, piglia e porta via. E a te, 'un ti rimane altro che restare lì, bòno bòno a capire che, forse, se 'un fosse passato, sarebbe stato parecchio, ma parecchio peggio."

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